lunedì 23 dicembre 2013

Convegno maltrattamenti 4° parte


L'abusante, a sua volta (spesso ma non sempre) abusato, sente la necessità di infliggere lo stesso dolore ad altri con l'idea di uscire dal ruolo di vittima e, per una volta, avere il controllo della situazione e quindi il potere.
C'è chi, per fortuna, non mette in atto questa dinamica e che supera tutto il dolore vissuto e subito.
E c'è chi invece è un autore problematico con patologie di attaccamento:
   per verificare il bene che la partner gli vuole, l'autore utilizza “test” violenti e controlla fino a che punto lei è disposta a sopportare;
   si vede un rivale, una distrazione nel bambino che verrà concepito e si punisce lei per mancanza di concentrazione sull'unico meritevole di attenzione, i maltrattamenti iniziano con la gravidanza.
E se il problema fosse nella controparte? Molte donne sono propense alla vittimizzazione per il ruolo imposto dall'educazione ricevuta (le donne subiscono e pazientano), l'incapacità appresa di difendersi (con esempi visti in casa), la mancanza di risorse o alternative (mancanza di lavoro e quindi indipendenza economica, vivere in città o stato diverso da quello della famiglia, isolata da amici e conoscenti per volere ed azione del compagno).
In entrambi i casi è importante che si riconoscano e si attribuiscano le responsabilità, senza spartire le colpe. I ruoli sono chiari, c'è una vittima ed un colpevole.
Metodologia per approfondire
Individuare e difendersi dalle TECNICHE DI NEUTRALIZZAZIONE
   De-responsabilizzazione. Il soggetto nega la propria responsabilità, invocando circostanze che ne hanno annullato la sua volontà criminale, come l'assenza della capacità di intendere e di volere;
   Svalutazione eufemistica della portata del comportamento. L'atto criminale viene sottovaluto mediante ricorso a eufemismi. In tali elaborazioni mentali, l'aggressione fisica e verbale può essere tipicamente derubricata a "scambio di opinioni"; lo stupro viene ricondotto a una forma di corteggiamento, il maltrattamento ad una forma di rieducazione;
   Disumanizzazione. Il destinatario dell'azione criminale viene privato del suo spessore umano. Giustificazioni tipiche sono frasi comuni come "era solo uno straniero", "era una prostituta", "era un malvagio sfruttatore";
   Giustificazionismo morale. L'autore si dichiara spinto da motivazioni morali o religiose: in alcune situazioni tipiche viene invocato il potere di sottomissione degli altri derivante, nella sua persona, dall'incarnazione di un ruolo, come il potere che, in alcune realtà sociali, può essere considerato prerogativa del capofamiglia nei confronti degli altri membri della famiglia. In altri casi, si fa riferimento a testi religiosi come la Bibbia o il Corano, spesso invocati come fonti di ispirazione di atti criminali o terroristici;
   Ridimensionamento. L'atto trasgressivo o criminale viene sminuito o addirittura svilito, grazie al paragone con condotte ben più gravi;
   Disconoscimento delle conseguenze. La pedofilia, ad esempio, può fare appello a pretestuose motivazioni relative alla presunta liberazione della sfera sessuale del bambino, sviandone gli effetti;
   Colpevolizzazione della vittima. La responsabilità del gesto viene invertita e l'onere della colpa viene scaricato sulla vittima, accusata di aver messo in atto comportamenti provocatori e quindi, indirettamente, criminogeni: la donna stuprata, ad esempio, è spesso indicata quale vera colpevole della devianza dello stupratore, il quale sarebbe stato indotto all'approccio sessuale dalla condotta ammiccante della vittima, dal suo particolare abbigliamento, o da eventuali atteggiamenti sensuali o provocanti;
   Colpevolizzazione degli accusatori. Questa strategia psicologica consiste nel rinfacciare colpe a coloro i quali contestano al trasgressore la gravità del comportamento;
   Adesione a un "codice d'onore". L'azione criminale viene ideologicamente inquadrata nel sistema de "l'onore", come quello che alcuni sodalizi criminali di tipo mafioso hanno mutuato dalla storia: è stato suggerito infatti che l'archetipo ideologico de "l'uomo d'onore", tradizionale fonte di consenso esterno nelle società a presenza mafiosa, può assumere in alcuni casi una valenza interna, assolvendo il compito di procurare una giustificazione morale (appunto, 'neutralizzante') ai criminali affiliati.

Focalizzare l'attenzione sulla famiglia e ciò che si è verificato prima dell'evento critico:
   Come si manifestavano le emozioni?
   Come si gestivano i conflitti?
   Come si traduceva la collera? E la rabbia?
   Quali erano i sentimenti i detti frangenti e come si percepivano?
   Qual'era la frase sentita più spesso?
Evidenziare la responsabilizzazione:
   Che scuse ha usato?
   Come ha spiegato quel comportamento?
   Come ha definito gli effetti sulla vittima?
Per mettere in atto tutto ciò esistono numerose associazioni che si sono poste come obbiettivi primari l'aumento della sicurezza delle vittime e dei minori, l'interruzione del ciclo di violenza, la responsabilizzazione delle parti.
I punti di forza sono i lavori di gruppo, a volte a conduzione mista e a volte di un solo genere, in ogni caso con l'idea di permettere a chi vi si rivolge di essere in condizione di mettere a nudo i fallimenti, le frustrazioni, le delusioni e l'intimità che, nel caso degli uomini, è un campo così privato da essere difficilmente raggiunto. Tutto ciò con l'intento di rappresentare l'universo femminile evitando conflitti e quello maschile evitando collusioni. A conclusione di ciò (caso della Caritas Bolzano) si è verbalizzato un accordo che, firmato dalle parti, attesta l'impegno di non mettere in atto comportamenti lesivi con verifiche costanti e contatti con la controparte.
Sul territorio è fondamentale gettare le basi per una rete fitta di opportunità e centri, intervenire per far emergere i fenomeni lesivi ancora non denunciati, con buona qualità della esecuzione della pena che inibisca le recidive ed una maggior presenza ed attività delle Autorità che siano quindi in grado di prendere in carico la vittima.

petrablu

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