L'abusante, a sua volta (spesso ma non sempre)
abusato, sente la necessità di infliggere lo stesso dolore ad altri con l'idea
di uscire dal ruolo di vittima e, per una volta, avere il controllo della
situazione e quindi il potere.
C'è chi, per fortuna, non mette in atto questa
dinamica e che supera tutto il dolore vissuto e subito.
E c'è chi invece è un autore problematico con
patologie di attaccamento:
•
per verificare il bene che la partner gli vuole,
l'autore utilizza “test” violenti e controlla fino a che punto lei è disposta a
sopportare;
•
si vede un rivale, una distrazione nel bambino che
verrà concepito e si punisce lei per mancanza di concentrazione sull'unico
meritevole di attenzione, i maltrattamenti iniziano con la gravidanza.
E se il problema fosse nella controparte? Molte donne
sono propense alla vittimizzazione per il ruolo imposto dall'educazione
ricevuta (le donne subiscono e pazientano), l'incapacità appresa di difendersi
(con esempi visti in casa), la mancanza di risorse o alternative (mancanza di
lavoro e quindi indipendenza economica, vivere in città o stato diverso da
quello della famiglia, isolata da amici e conoscenti per volere ed azione del
compagno).
In entrambi i casi è importante che si riconoscano e
si attribuiscano le responsabilità, senza spartire le colpe. I ruoli sono
chiari, c'è una vittima ed un colpevole.
Metodologia per approfondire
Individuare e difendersi dalle TECNICHE DI
NEUTRALIZZAZIONE
•
De-responsabilizzazione. Il
soggetto nega la propria responsabilità,
invocando circostanze che ne hanno annullato la sua volontà criminale, come
l'assenza della capacità di intendere e di volere;
•
Svalutazione eufemistica della portata del
comportamento. L'atto criminale viene sottovaluto mediante ricorso
a eufemismi. In tali
elaborazioni mentali, l'aggressione fisica e verbale può essere tipicamente
derubricata a "scambio di opinioni"; lo stupro viene ricondotto a una
forma di corteggiamento, il maltrattamento ad una forma di rieducazione;
•
Disumanizzazione. Il
destinatario dell'azione criminale viene privato del suo spessore umano.
Giustificazioni tipiche sono frasi comuni come "era solo uno
straniero", "era una prostituta", "era un malvagio
sfruttatore";
•
Giustificazionismo morale. L'autore
si dichiara spinto da motivazioni morali o religiose: in alcune situazioni
tipiche viene invocato il potere di sottomissione degli altri derivante, nella
sua persona, dall'incarnazione di un ruolo, come il potere che, in alcune
realtà sociali, può essere considerato prerogativa del capofamiglia nei
confronti degli altri membri della famiglia. In altri casi, si fa riferimento a
testi religiosi come la Bibbia o il Corano, spesso invocati
come fonti di ispirazione di atti criminali o terroristici;
•
Ridimensionamento. L'atto
trasgressivo o criminale viene sminuito o addirittura svilito, grazie al
paragone con condotte ben più gravi;
•
Disconoscimento delle conseguenze. La pedofilia, ad esempio, può
fare appello a pretestuose motivazioni relative alla presunta liberazione della
sfera sessuale del bambino, sviandone gli effetti;
•
Colpevolizzazione
della vittima. La responsabilità del gesto viene invertita e
l'onere della colpa viene scaricato sulla vittima, accusata di aver messo in
atto comportamenti provocatori e quindi, indirettamente, criminogeni: la donna
stuprata, ad esempio, è spesso indicata quale vera colpevole della devianza
dello stupratore, il quale sarebbe stato indotto all'approccio sessuale dalla
condotta ammiccante della vittima, dal suo particolare abbigliamento, o da
eventuali atteggiamenti sensuali o provocanti;
•
Colpevolizzazione degli accusatori. Questa
strategia psicologica consiste nel rinfacciare colpe a coloro i quali contestano
al trasgressore la gravità del comportamento;
•
Adesione a un "codice d'onore". L'azione
criminale viene ideologicamente inquadrata nel sistema de "l'onore",
come quello che alcuni sodalizi criminali di tipo mafioso hanno mutuato dalla
storia: è stato suggerito infatti che l'archetipo ideologico de "l'uomo
d'onore", tradizionale fonte di consenso esterno nelle società a presenza
mafiosa, può assumere in alcuni casi una valenza interna, assolvendo il compito
di procurare una giustificazione morale (appunto, 'neutralizzante') ai
criminali affiliati.
Focalizzare l'attenzione sulla famiglia e ciò che si è
verificato prima dell'evento critico:
•
Come si manifestavano le emozioni?
•
Come si gestivano i conflitti?
•
Come si traduceva la collera? E la rabbia?
•
Quali erano i sentimenti i detti frangenti e come si
percepivano?
•
Qual'era la frase sentita più spesso?
Evidenziare la responsabilizzazione:
•
Che scuse ha usato?
•
Come ha spiegato quel comportamento?
•
Come ha definito gli effetti sulla vittima?
Per mettere in atto tutto ciò esistono numerose
associazioni che si sono poste come obbiettivi primari l'aumento della
sicurezza delle vittime e dei minori, l'interruzione del ciclo di violenza, la
responsabilizzazione delle parti.
I punti di forza sono i lavori di gruppo, a volte a
conduzione mista e a volte di un solo genere, in ogni caso con l'idea di
permettere a chi vi si rivolge di essere in condizione di mettere a nudo i
fallimenti, le frustrazioni, le delusioni e l'intimità che, nel caso degli
uomini, è un campo così privato da essere difficilmente raggiunto. Tutto ciò
con l'intento di rappresentare l'universo femminile evitando conflitti e quello
maschile evitando collusioni. A conclusione di ciò (caso della Caritas Bolzano)
si è verbalizzato un accordo che, firmato dalle parti, attesta l'impegno di non
mettere in atto comportamenti lesivi con verifiche costanti e contatti con la
controparte.
Sul territorio è fondamentale gettare le basi per una
rete fitta di opportunità e centri, intervenire per far emergere i fenomeni
lesivi ancora non denunciati, con buona qualità della esecuzione della pena che
inibisca le recidive ed una maggior presenza ed attività delle Autorità che
siano quindi in grado di prendere in carico la vittima.
petrablu
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