Per avere "il Cristo con noi" è necessaria la "transustanziazione", cioè il miracolo del suo corpo e del suo sangue che
prendono il posto del pane?
"C’è un teologo cristiano che ha sviluppato una nuova teologia che si accorda
sia con i principali motivi cristiani che con le nuove scoperte scientifiche:
si tratta di Theilard de Chardin. Egli parla del Cristo distinguendolo dalla
figura umana di Gesù, intendendo per “dimensione cristica” quell’Anima-Mente
cosmica che sostiene e sviluppa l’universo, qualità divina di cui Gesù era
consapevole ed in cui pienamente si identificava; il Cristo-Logos-Sapienza
eterna del prologo del Vangelo di Giovanni, nato in principio prima di tutti i
secoli. In questa ottica egli interpretava l’Eucarestia, intesa come l’Ostia
totale che rappresenta l’incarnazione dell’Universo emanato dall’Assoluto e
della sua stessa natura. Non è forse questa visione molto più umana e anche
divina che insistere su di un fatto magico come la “transustanziazione”, che fa
poi perdere il significato più profondo dell’Universo partecipe della divinità?
Che importanza ha se quel pane cambia o no sostanza diventando carne, o se il
vino diventa davvero sangue? Il messaggio dell’uomo-Gesù che davvero era
consapevole della sua dimensione cristica come l’abbiamo prima intesa,
illustrava la partecipazione nostra e dell’interno dell’universo (di cui il
pane ed il vino sono emblemi) , ad una dimensione divina. Era il regalo più
bello che Egli poteva lasciarci, di cui ora ci possiamo riappropriare, andando
oltre al fatto magico non necessario, in quanto ogni cosa, come il pane ed il
vino, sono già compenetrati dalla divinità, senza bisogno di miracoli o
misteri: tutta quanta la natura impregnata da quel Logos costituisce già il
miracolo. Ecco alcune meravigliose parole testuali di Teilhard de Chardin che
ci fa capire il significato della "comunione" quando ci accostiamo
all'Eucarestia: "In questa visione del Cristo la carità cambia radicalmente:
essa non ha più nulla in comune con la nostra colorata filantropia, ma
rappresenta un'essenziale affinità che porta gli uomini a trovarsi insieme non
in una superficiale sfera di sensibili affetti o interessi immediati, ma nella
costruzione del pleroma", cioè della "totalità"...di età in età c'è una unica
massa al mondo: la vera Ostia. l'Ostia totale è l'Universo che è continuamente
e intimamente sempre più penetrato e vivificato dal Cristo".
Nessun commento:
Posta un commento