NON BASTA parlare bene del Papa, se non
si riesce a superare «il tabù di non dare le notizie che riguardano la Chiesa»
e anzi si procede «solo di rimessa». Sfoggiando la sua proverbiale franchezza,
la stessa che, qualche settimana fa, gli ha fatto dire di non riconoscersi «nei
visi inespressivi» di chi recita il rosario fuori dalle cliniche abortiste (Qn,
12 maggio 2014), il segretario dei vescovi italiani, Nunzio Galantino, ha
auspicato ieri un drastico cambio di passo nell’informazione cattolica. Durante
un incontro con i vertici delle testate, che fanno capo alla Cei — erano
presenti i direttori Paolo Ruffini e Lucio Brunelli per Tv2000, Marco Tarquinio
di Avvenire e per il Sir Domenico Delle Foglie -, Galantino ha illustrato il
suo piano di rinnovamento per i media riconducibili ai vescovi. Su giornali,
siti, radio e tv, «piuttosto che solo convegni e celebrazioni, dovrebbero
trovare spazio storie ed esperienze piccole e grandi, quella vita quotidiana in
cui la Chiesa è sempre presente». Anche il Pontefice «dovrebbe avere un
trattamento più giornalistico, specie negli editoriali che dovrebbero sforzarsi
di `dare il senso, piuttosto che dire ‘viva il Papa’ o ‘quanto è bravo il
Papa’».
NON FINISCE qui. Il segretario generale
ha anche invocato un cambio di rotta sul fronte delle notizie ‘scomode’: «Non
solo le dovrebbero dare, ma i media Cei dovrebbero piuttosto essere utilizzati
proprio a questo scopo, così da arrivare a essere i punti di riferimento per
l’informazione religiosa in generale”. Inevitabile il riferimento, reso
esplicito nel dibattito successivo con i direttori, all’informazione sull’8 per
mille, sugli abusi sessuali da parte del clero e sulla condizione economica di
alcune diocesi sull’orlo del dissesto.
SE NON è stata ‘una strigliata’
all’informazione ‘casalinga’, poco ci manca. Sta di fatto che Galantino non è
la prima volta che si mostra piuttosto insofferente rispetto al lavoro dei
media cattolici. , aveva detto a fine marzo durante la conferenza stampa di
chiusura del consiglio permanente. Poco più di un mese prima, il 14 febbraio,
si era consumata la cacciata da Tv2000 del direttore Dino Boffo, preceduta di
trentasei ore da un incontro a Santa Marta proprio fra Galantino e Bergoglio.
Si scrisse che a mettere fuori gioco il giornalista di sana e robusta fede
ruiniana sia stato un eccesso di zelo nel tentativo di sintonizzarsi fin da
subito sulle frequenze del nuovo corso vaticano. Quelle dirette fiume di Boffo
per le messe e gli incontri del Papa, i commenti al miele sullo di un
Pontefice, le critiche a certi risultarono eccessive, quantomeno per l’editore
formale della tv dei vescovi, Società Rete Blu. E chissà, forse non solo per
lui.
Giovanni Panettiere (da< www.blog.quotidiano.net> del 5 giugno 2014)
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