CITTÀ DEL VATICANO - La prima resa dei
conti in Vaticano, dopo la battaglia al Sinodo sulle riforme nella Chiesa, è
arrivata. E la scure di Francesco si abbatte sulle teste dei principali
oppositori. Con un giro di poltrone il Papa ha nominato il nuovo ministro degli
Esteri della Santa Sede, e soprattutto allontanato uno degli avversari più
duri: il cardinale americano Raymond Leo Burke, reo di avere criticato
Francesco anche in alcune dichiarazioni pubbliche.
Capo della diplomazia pontificia diviene
ora il britannico Paul Richard Gallagher, pescato dalla lontana nunziatura in
Australia, e conosciuto da Jorge Mario Bergoglio in Guatemala: un diplomatico
di lunghissimo corso, che riporta a pieno titolo i nunzi apostolici alla testa
della Segreteria di Stato vaticana. Il titolare degli Esteri fino a ieri, il
monsignore corso Dominique Mamberti, è spostato alla Segnatura apostolica (dove
diverrà cardinale) con il nuovo incarico di Prefetto del Tribunale supremo (la
Cassazione della Santa Sede). A lasciare invece questo ruolo è proprio Burke,
insignito di un titolo onorifico, quello di guida del Sovrano Ordine di Malta.
Solo pochi giorni fa, il porporato americano (alcuni
cardinali statunitensi sono fra gli oppositori del Papa argentino), aveva
sferrato un affondo durissimo contro Bergoglio, sostenendo che "la Chiesa
è senza un timone". E proprio nei 15 giorni di accesa discussione al
Sinodo di ottobre Burke era stato fra i più critici della linea di apertura
proposta dal Pontefice sui divorziati risposati e gli omosessuali. Per continuare a leggere l’articolo
Repubblica – 9 novembre 2014
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