Armi e droga con le offerte per San
Francesco. Sconcerto ad Assisi per il grave dissesto finanziario
dell’ordine fondato dal frate povero da cui Jorge Mario Bergoglio
ha preso il nome da Papa. Al crack economico denunciato dal ministro
generale, padre Michael Perry sul sito ufficiale dei Frati minori,
seguono i particolari sconvolgenti della vicenda che ha ridotto sul lastrico i
francescani della curia generalizia di Roma. All’origine della
bancarotta ci sarebbero investimenti sbagliati in società legate a traffici
illeciti, come quelli di droga e di armi. Ma anche i lavori di ristrutturazione
dell’hotel e ristorante di lusso Il Cantico, in via Gregorio VII
a Roma, a due passi dalla Basilica di San Pietro e da Casa Santa
Marta, la residenza di Papa Francesco. Alla guida della struttura,
utilizzata spesso anche dalla Conferenza episcopale italiana, c’era proprio
l’ex economo generale dei francescani, padre Giancarlo Lati, che si è
già dimesso dal suo incarico e anche da quello di rappresentante legale
dell’ordine, ufficialmente per motivi di salute.
“La Curia generale – ha spiegato padre
Perry – si trova in una situazione di grave, sottolineo grave,
difficoltà finanziaria, con un cospicuo ammontare di debiti”. Da un’indagine
interna avviata nel settembre 2014, infatti, è emerso anche che “i sistemi di vigilanza
e di controllo finanziario della gestione del patrimonio dell’ordine erano o
troppo deboli oppure compromessi, con l’inevitabile conseguenza della
loro mancanza di efficacia rispetto alla salvaguardia di una gestione
responsabile e trasparente. Sembrano esserci state – prosegue Perry – un certo
numero di dubbie operazioni finanziarie, condotte da frati cui era stata
affidata la cura del patrimonio dell’ordine, senza la piena conoscenza e il
consenso né del precedente né dell’attuale Definitorio generale“. Secondo
il superiore generale dei francescani “la portata e la rilevanza di
queste operazioni hanno messo in grave pericolo la stabilità finanziaria della
Curia generale“. “Per questi motivi – annuncia Perry – il Definitorio
generale all’unanimità ha deciso di chiedere l’intervento delle autorità
civili, affinché esse possano far luce in questa faccenda”.
“Queste dubbie operazioni – spiega
ancora frate Perry, che però nella lettera non specifica l’entità
finanziaria e le caratteristiche delle stesse – vedono coinvolte persone
che non sono francescane ma che sembra abbiano avuto un ruolo centrale nella
vicenda”. “Per questi motivi – annuncia anche il ministro generale – il
Definitorio all’unanimità ha deciso di chiedere l’intervento delle autorità
civili, affinché esse possano far luce in questa faccenda”. “Le autorità
ecclesiastiche competenti – fa sapere ancora Perry – sono state informate di
queste nostre preoccupazioni“, chiedendo a “tutti i ministri provinciali
e custodi la loro comprensione e un contributo finanziario per aiutarci
a far fronte all’attuale situazione, che implica anche il pagamento di cospicue
somme di interessi passivi”.
L’ordine, che si è affidato a un “team
di avvocati altamente qualificati”, ha avviato anche una serie di
iniziative “al fine di riprendere il controllo sulle attività
economico-finanziarie della Curia generale”. Il vice economo ha già iniziato ad
agire come economo generale facente funzioni e il Definitorio ha
nominato un altro frate come rappresentante legale. Inoltre, è stato scelto un
terzo frate, esperto in questioni economiche e amministrative, che è stato
nominato delegato speciale del ministro generale per gli affari economici della
Curia generale e ha iniziato il suo lavoro all’inizio del mese di ottobre 2014.
Concludendo la sua lettera, padre Perry dice di rendersi conto della “delusione”
che colpirà molti tra i confratelli e richiama come incoraggiamento l’esempio
offerto da “Papa Francesco nel suo appello alla verità e alla
trasparenza nelle attività finanziarie sia nella Chiesa che nelle società
umane”.
Intanto è arrivata anche una forte
condanna da parte del Pontefice: “Tante volte io penso che la Chiesa
in alcuni posti, più che madre è una imprenditrice”. Una denuncia fortissima
quella di Bergoglio, per certi aspetti inedita nonostante egli abbia più volte
tuonato con forza nei suoi due primi anni di pontificato contro i “preti affaristi” e la vendita di messe e sacramenti. Una durissima accusa che non aveva raccolto il consenso
del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Nell’ultima messa del 2014 con i
fedeli nella sua residenza di Casa Santa Marta, il Papa ha puntato il dito
contro la “sterilità della Chiesa: sterilità di egoismi, di potere, quando la
Chiesa crede di potere tutto, di impadronirsi delle coscienze della gente, di
andare sulla strada dei farisei, dei sadducei, sulla strada
dell’ipocrisia”. Una vera e propria fotografia del crack finanziario dei francescani.
Il Fatto Quotidiano – 19 dicembre 2014
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