Ha benedetto
una coppia di lesbiche, il vescovo non glielo ha perdonato e lo ha costretto a
lasciare la parrocchia. È successo a Bürglen, piccolo comune del Canton Uri,
nel cuore delle Alpi svizzere. Nell'ottobre scorso il sacerdote, Wendelin
Bucheli, un prete di una cinquantina d'anni, aveva incontrato due donne gay del
paese, che convivevano da tempo. Le due gli avevano confidato che avrebbero
gradito una benedizione della loro unione. "Ne ho parlato con il consiglio
parrocchiale che, dopo averne discusso, mi ha dato il proprio benestare",
ha detto don Bucheli al settimanale NZZ am Sonntag, che ha rivelato la
vicenda. "D'altronde - ha
aggiunto - oggi vengono benedetti
animali, automobili, persino armi. Perché avrei dovuto dire no a quelle due
donne?".
Fatto sta
che, nonostante l'assenso delle autorità parrocchiali, il vescovo Vitus
Huonder, noto per le sue posizioni anti-gay e responsabile della diocesi in cui
si trova Bürglen non ha gradito. Il parroco Bucheli è stato, di conseguenza,
allontanato dalla sua comunità e dai suoi fedeli e, attualmente, si trova
dall'altra parte della Svizzera, a Losanna, dove è stato ordinato sacerdote, in
attesa che la Conferenza Episcopale elvetica decida del suo destino. Intanto
sul Vescovo Huonder e sulle sue posizioni oltranziste, visto che tra l'altro
nega i sacramenti ai divorziati, si riversano le critiche della parte più
aperta della Chiesa svizzera. Oltretutto, a ben guardare, il prelato è già
stato sconfessato, in qualche modo, da Papa Francesco, dopo che, nei giorni
scorsi, Bergoglio ha ricevuto, in Vaticano, un transgender spagnolo e la sua fidanzata. Non a caso il teologo Hans Küng, parlando di Huonder, a suo tempo lo
aveva paragonato a Gheddafi.
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