venerdì 6 marzo 2015

Storiella



Vi racconto una storia che vi farà sorridere ma riflettendoci un attimo su, ci sarebbe da piangere. 


Una ragazza va dal medico, per il suo controllo periodico. E’ ammalata di un male raro e sotto cura con dei farmaci particolari; la fanno stare bene ma le creano degli effetti collaterali non di poco conto. Questo purtroppo è il prezzo da pagare e sulla bilancia, il piatto dei benefici pesa di più di quello degli svantaggi. Fino a quel giorno purtroppo, in cui si evidenzia una forte anomalia dovuta al farmaco che deve essere sospeso repentinamente.



“ A questo punto, bisogna trovare una cura alternativa” – dice il medico, iniziando a fissare il soffitto e rimanendo assorto nei suoi pensieri per un bel po’ di tempo. La ragazza sta lì, ferma a guardarlo, preoccupata. Senza quella cura rischia di peggiorare e ha già provato di tutto, per anni e sempre con effetti negativi.



“Che sfortuna”- pensa- “Ora che la malattia sembrava sotto controllo !!”. Ogni volta è un nuovo inizio: ti somministrano qualcosa di mai provato prima, che magari è stato risolutivo per qualcuno, per qualcun altro invece no, ma si prova.



Diventi come una “cavia”, un corpo che può reagire positivamente (in quel caso sei fortunato) o rimanere inerte all’azione di una o l’altra molecola. Nel peggiore dei casi, una bella reazione avversa è pronta ad avvisarti che bisogna cambiare terapia. Non esiste la cura perfetta, si viaggia a tentativi.

In tutto questo, viene dimenticato quel piccolo lato, poco evidente all’occhio umano ma tanto incidente sulla tua vita che è quello psicologico, ma questa è un’altra storia. Molti medici dimenticano proprio che esista!



Tornando al nostro di dottorino, anzi dottoressa (d.ssa); dopo un bel quarto d’ora di silenzio, stanca di guardare il soffitto e stuzzicata dalle domande di una paziente un po’ troppo informata sui fatti, a cui non è facile fornire risposte, decide di mettersi sul web e cercare qualche articolo scientifico che possa aiutarla a trovare una soluzione al dilemma: “Cosa dare a sta ragazza? Qualcosa dovrò inventarmi!”.



Perché quello che purtroppo i medici sono abituati a fare è proprio questo, darti una cura senza una spiegazione del perché o del per come, senza un confronto diretto; loro decidono, tu ammalato, esegui! E a molti va anche bene così, non a tutti però.



Comunque, tra gli articoli che le scorrono davanti, ne sceglie uno che sembra attirare la sua attenzione: “Ecco una possibile combinazione di farmaci che potrebbero andare al caso suo”- dice la d.ssa alla ragazza.

“Un po’ di questo, un po’ di quello, mischiamo il tutto per un paio di mesi e forse, potrebbe trarne beneficio. Se ricordo bene, abbiamo già provato con un’altra paziente una terapia simile e adesso dovrebbe stare bene”.



“Ma di che genere di farmaci parliamo” – replica la ragazza. “Che effetti collaterali potrei avere?”.



“I soliti, pressione alta, etc. etc……” – risponde la d.ssa, con fare distaccato, enumerandoli come se stesse lanciando i numeri al lotto.



Gli occhi della ragazza son colmi di delusione adesso, scruta il medico cercando di carpirne un pizzico di empatia che non scova, neanche a cercarlo e chiede: “Posso vedere l’articolo?”.

“Certo” – risponde la d.ssa, girando lo schermo del PC.

La ragazza allora legge il titolo del documento “ Terapia per il trattamento del … nei cani.”



Spalancando gli occhi ribadisce – “ma questa cura è per gli animali!!”.

La d.ssa guarda lo schermo, sgrana gli occhi e scoppia in una risata imbarazzata, cercando di abbozzare qualche scusa per la svista…



Mi fermo qui col racconto che mi suscita una riflessione che vorrei condividere.



Considero la fede come un fiume impetuoso che ci travolge, che rompe gli argini delle nostre barriere mentali, qualcosa che ci inquieta, che tormenta, che ci lancia in un’avventura e in una ricerca continua.

In questa ottica, credo sia importante la fede in Dio così come nella vita o nel proprio lavoro, soprattutto per certe persone, che rivestendo un particolare ruolo, che abbraccia il destino di altri simili (vedi il medico o il politico, etc.) dovrebbero vivificare questo sentimento che incita, spinge a trovare sempre nuove soluzioni e risposte ma soprattutto a porsi sempre  domande inedite.

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