venerdì 3 aprile 2015

Commento al Vangelo - domenica 5 aprile 2015


Giovanni 20, 1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Come sempre nella nostra esperienza ci troviamo di fronte a un testo che dovrebbe esser centrale nella nostra scelta di fede, ma che abbiamo invece ridotto a una consuetudine annuale che unisce valori pagani, il rinascere della natura dopo il letargo invernale, a valori di fede o presunta tale, la commemorazione dei vangeli pasquali.
Vorrei invece che riuscissimo ad andar oltre questi passaggi. La resurrezione di Gesù, credo abbia inaugurato un percorso di resurrezione aperto agli uomini.
Lo stesso testo prima di presentare la constatazione del sepolcro vuoto, presenta la dinamicità di un quadro: quello degli apostoli che corrono e si muovono per andare a ricercare un contatto con la memoria del maestro.
Forse anche oggi dovremmo saper recuperare questa dinamicità per essere discepoli reali, per essere effettivamente coinvolti da un messaggio che pure continuiamo a definire di salvezza.
Poi, al contrario lo cristallizziamo in un rito, in una celebrazione ... chissà se al contrario ci sforzassimo di intendere il messaggio pasquale come una celebrazione del carattere dinamico della vita.
Il sepolcro si apre perché non è pensabile che una struttura tale possa mantenere le spoglie, la natura di chi nella sua vita ha espresso al massimo i valori della vita.
Sono tutti pensieri, flash improvvisati i miei e, proprio per questo, credo siano disponibili a ognuno che si metta a riflettere su questi argomenti.
Dobbiamo solo saper lasciare la routine consueta, quella che ci fa andare in chiesa o in luoghi simili per compiere riti abusati e privi di valore per la nostra vita reale.
Se al contrario la partecipazione ai riti consueti, vale qualcosa ben venga per chi sa trovare questo significato.
Noi dovremmo saper essere come la pietra che dà origine ai cerchi concentrici quando entra in acqua per coloro che sono stanchi dei soliti percorsi.
Un abbraccio.
walter

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