Liberata dall’idea di dover portare la mia barca in un porto,
liberata dal bisogno di giustificarmi e giustificare la vita ai miei
occhi,
liberata dalla speranza che qualcosa cambi, che migliori, che sia la vera vita,
liberata dal ruolo materno femminile, liberata dal sospetto di avere creduto per mancanza di fede o per stupidità,
berata dal volere dimostrare che “è possibile” essendo donna,
liberata dall’avere qualcosa da salvare, liberata dall’idea che dipenda da me,
liberata dalla paura di non potere tornare indietro, liberata dal terrore di “vedere com’è e non poterlo dire”,
liberata dall’attaccamento al dire,
liberata dall’interdetto al fare,
liberata dall’ipotesi che ci sia una strada,
liberata dallo smacco di non potere mantenere,
liberata dal negare che è stato tutto invano,
liberata dall’ottimismo, liberata dal disfattismo,
liberata dal confronto, dallo svantaggio,dalle profezie, l
iberata dall’inutile orgoglio,
liberata dall’inutile vergogna”.
C. Lonzi, Taci, anzi parla
Nessun commento:
Posta un commento