Per la destra statunitense e non solo, per i negazionisti del cambiamento
climatico, per le grandi imprese del settore energetico e più in generale per
tutti coloro a cui le preoccupazioni ambientali appaiono nient'altro che un
intralcio sulla via del “progresso”, l'enciclica Laudato si' di papa
Francesco sulla cura della casa comune, presentata il 18 giugno nell'Aula
Nuova del Sinodo in Vaticano, è sicuramente motivo di profondo fastidio (e non
è un caso che Sandro Magister, il vaticanista dell'Espresso noto
per la sua ostilità al papa, abbia deciso di rendere pubblica il 15 giugno una
bozza del testo ancora sotto embargo, cercando così di depotenziarne la
portata, con la conseguente sospensione a tempo indeterminato del suo accredito
da parte della Sala Stampa della Santa Sede). Con il suo incipit ripreso dal
Cantico delle Creature di San Francesco - per ricordare «che la nostra casa
comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come
una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» - l'enciclica rivolge un
pressante invito «a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il
futuro del pianeta», denunciando il fatto che «molti sforzi per cercare
soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal
rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri», da atteggiamenti,
presenti anche fra i credenti, che «vanno dalla negazione del problema
all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle
soluzioni tecniche». Un «comportamento evasivo» con cui «l’essere umano si arrangia
per alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando
per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla
fosse». Così, rispondendo indirettamente a chi reagisce agli allarmi sulla
crisi ambientale con accuse di catastrofismo e attacchi ai “profeti di
sventure”, il papa afferma che «le previsioni catastrofiche ormai non si
possono più guardare con disprezzo e ironia», in quanto «il ritmo di consumo,
di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del
pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile,
può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo
periodicamente in diverse regioni». Per continuare a leggere l’articolo.
Adista – 18 giugno 2015
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