venerdì 19 giugno 2015

Ascoltando il grido dei poveri e della Terra. L’ecologia integrale di papa Francesco


Per la destra statunitense e non solo, per i negazionisti del cambiamento climatico, per le grandi imprese del settore energetico e più in generale per tutti coloro a cui le preoccupazioni ambientali appaiono nient'altro che un intralcio sulla via del “progresso”, l'enciclica Laudato si' di papa Francesco sulla cura della casa comune, presentata il 18 giugno nell'Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, è sicuramente motivo di profondo fastidio (e non è un caso che Sandro Magister, il vaticanista dell'Espresso noto per la sua ostilità al papa, abbia deciso di rendere pubblica il 15 giugno una bozza del testo ancora sotto embargo, cercando così di depotenziarne la portata, con la conseguente sospensione a tempo indeterminato del suo accredito da parte della Sala Stampa della Santa Sede). Con il suo incipit ripreso dal Cantico delle Creature di San Francesco - per ricordare «che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» - l'enciclica rivolge un pressante invito «a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta», denunciando il fatto che «molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri», da atteggiamenti, presenti anche fra i credenti, che «vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche». Un «comportamento evasivo» con cui «l’essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse». Così, rispondendo indirettamente a chi reagisce agli allarmi sulla crisi ambientale con accuse di catastrofismo e attacchi ai “profeti di sventure”, il papa afferma che «le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia», in quanto «il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni». Per continuare a leggere l’articolo.
Adista – 18 giugno 2015 

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