E se pure dopo qualche ora dalla pubblicazione il suo post è stato cancellato e il suo profilo disattivato, sta facendo il giro del web. Suscitando reazioni indignate da parte delle associazioni che operano proprio a tutela dei diritti Lgbtqi e che, nelle ultime settimane, si sono trovate a fare i conti con episodi di omofobia accaduti in Salento. A partire dall’esposizione di un cartello contro i gay in un chiosco del centro storico di Lecce e finendo all’allontanamento da un parco della stessa città di due ragazze che si stavano scambiando effusioni. Sabato scorso è arrivato l’ultimo attacco, proprio nei giorni in cui la Puglia si prepara al Gay Pride del 4 luglio a Foggia, con manifestazioni che sono partite da Lecce e toccheranno Brindisi, Taranto, Bari e Barletta.

Il post del parroco (che già nei giorni scorsi aveva scritto: "Scomunica leatae sententiae per tutti coloro che fanno parte di organizzazioni e circoli che promuovono l’ideologia gender"), del resto, è stato chiarissimo, mettendo in relazione la difesa dei diritti omosessuali con un atteggiamento contrario ai dettami della religione cattolica. Dura la replica di Arcigay Salento, che ha definito "patetico" l’utilizzo della "minaccia contro coloro che hanno usato l’arcobaleno per colorare le foto Facebook, ai quali verrà impedito di fare i padrini o catechisti". Per il presidente Roberto De Mitry  "la Chiesa continua ad agitare lo spauracchio del gender perché ha paura di mettere in discussione il sacerdozio maschile, il ruolo della donna sottomessa, la famiglia tradizionale".

Per Arcigay invece è importante ricondurre il discorso sui generi nell’ambito della sua attualità, senza negare le differenze fisiche tra uomo e donna ma evidenziando i problemi sociali "legati a una concezione intrisa di maschilismo e patriarcato, che lascia fuori ed emargina chi non si sente di appartenere a questo binario uomo/donna".
sergio