In Italia è successa una cosa bellissima: Samantha Cristoforetti è stata la prima astronauta italiana a volare nello spazio per salire a bordo della Iss, la stazione orbitante in cui il comandante Barry Wilmore, i russi Elena Serova e Alexander Samokutyaev attendevano lei e i suoi compagni di viaggio a braccia aperte. È stata lei stessa a guidare le operazioni di attracco della Soyuz, dopo un viaggio durato appena sei ore, dal decollo avvenuto ieri sera dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan e che l’ha vista finalmente entrare nella stazione spaziale in cui soggiornerà 6 mesi.
Una sorridente professionista che in questo clima di crisi e nichilismo del Bel Paese ci dona un po’ di speranza e di voglia di credere ed impegnarsi nei propri sogni (lavorativi e non) che prima o poi forse si avverano. Samantha dovrebbe essere un simbolo di gioia, bravura, intelligenza, da mostrare e di cui vantarsi all’estero e invece in Patria diventa solo il simbolo di quanto alcune persone siano ancora lontane da qualsiasi speranza per la parità dei sessi e la discriminazione di genere.
In un’Italia impaurita, stantia e bloccata sulle proprie roccaforti, Samantha è la solita donna di cui burlarsi, da sminuire, da offendere, da violentare. Perché i commenti che hanno seguito la sua missione storica, epocale, sono la fotografia di quanto le donne vengano ancora violate, prima verbalmente e in una Giornata come quella di oggi, anche fisicamente.
Commenti di uomini (ma non escludiamo che anche qualche donna abbia pensato le stesse cose) che non si arrendono all’evidenza dei fatti che per essere donne non bisogna rispecchiare i canoni o i ruoli imposti dal maschilismo, ma che le donne possono essere e fare tutto quello che vogliono, spesso anche meglio degli uomini, arrivando fino allo spazio. Sperando che Samantha da lassù non veda fin quaggiù, le auguriamo un bellissimo viaggio!
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