CITTÀ
DEL VATICANO. Un percorso penitenziale ad-hoc, chiamato "via
discretionis", che consenta di far accedere i divorziati-risposati ai
sacramenti dell'eucarestia e della riconciliazione. È la proposta emersa
durante un seminario internazionale di tre giorni a porte chiuse convocato dal
Pontificio Consiglio per la Famiglia in vista del prossimo Sinodo dei vescovi
di ottobre. Tre giorni di lavoro, nel febbraio e marzo scorsi, i cui risultati
sono stati pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana all'interno di un
corposo volume intitolato "Famiglia e Chiesa. Un legame
indossolubile" e curato da Andrea Bozzolo, Maurizio Chiodi, Giampaolo
Dianin, Pierangelo Sequeri e Myriam Tinti. Al seminario hanno partecipato
teologi, moralisti, giuristi ecclesiastici e laici italiani ed esteri che da
sempre si dedicano agli studi del matrimonio e della famiglia. Nessun vescovo,
dunque, ma soltanto studiosi che hanno espresso posizioni eterogenee e insieme
concrete, molte in difesa dell'indissolubilità del matrimonio e, in scia alle
ultime udienze generali di Francesco, dell'importanza della famiglia fondata
sul matrimonio stesso. Insieme, anche posizioni più aperte, con l'ipotesi di
una strada che possa andare a lenire, per quanto possibile, le sofferenze di
chi ha fallito. Il tutto assecondando quanto già emerso nella sessione
straordinaria del Sinodo dello scorso ottobre quando Francesco, chiudendo i
lavori, chiese di "trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e
innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare".
A
pochi mesi dall'apertura del Sinodo, dunque, è questo il lavoro più avanzato
svolto dentro il Vaticano in merito alle ferite della famiglia e alle loro
soluzioni. Certo, il lavoro svolto ha carattere meramente consultivo, non
impegna cioè a nulla il Sinodo. Ma nonostante ciò, la volontà di mostrare,
almeno da parte di alcuni teologi, che a livello pastorale poco può restare
così com'è, c'è tutta: un "nuovo inizio", per i divorziati risposati,
può essere possibile, grazie a un cammino penitenziale che sia però valutato
"caso per caso". Scrivono i teologi: "Si tratta di una via che
non potrà che riguardare coloro che hanno forti motivazioni legate alla fede e
che non può essere frainteso come un cedimento di fronte all'indissolubilità
del matrimonio, ma che, proprio per la serietà del percorso proposto, potrebbe
diventare una sottolineatura forte dei valori in gioco a cominciare dal valore
dell'indissolubilità ".
La
via "via discretionis", che in sostanza svolge una mediazione fra i
testi del teologo Xavier Lacroix (apre all'eucaristia ma non al riconoscimento
delle seconde nozze) e del teologo Paul De Clercl (ipotizza il riconoscimento
delle nuove nozze sulla scia della Chiesa ortodossa), segue regole precise.
Ogni diocesi dovrà dotarsi di un prete incaricato soltanto di seguire questi
casi. Se necessario questo sacerdote potrà essere affiancato da équipe esperti.
Andranno quindi verificate le intenzioni della coppia e le motivazioni che
l'hanno portata a chiedere la riammissione all'eucaristia. Il prete valuterà
anzitutto la strada della nullità matrimoniale, inviando la coppia al tribunale
ecclesiastico: spesso, a monte delle separazioni, vi sono matrimoni di fatto
nulli. Qualora la nullità non sia percorribile, si porterà la coppia a iniziare
un percorso penitenziale. Questo non sarà breve e seguirà alcune tappe:
"Capire i motivi che hanno portato al fallimento del matrimonio; prendere
coscienza di aver tradito un comando del Signore; arrivare a riconciliarsi con
il proprio passato".
Il
percorso "potrebbe richiedere il carattere pubblico della penitenza e
dimostrerebbe alla coscienza comune dei cristiani come la riconciliazione della
persona che ha fallito il suo matrimonio non significhi leggerezza da parte
della Chiesa nell'interpretare il precetto evangelico, ma piuttosto volontà di
verificare concretamente l'obbedienza attuale al precetto medesimo".
Infine, la riammissione ai sacramenti "potrebbe essere piena o anche
parziale". Per alcuni, infatti, l'accesso all'eucaristia potrebbe essere limitato
al precetto pasquale.
Sulla
questione più dibattuta, ovvero circa il valore da attribuire alle seconde
nozze, molti teologi hanno spiegato come non sia possibile parlare di
sacramento perché il sacramento rimane unico, ma si può riconoscere "l'alto
valore umano e spirituale del nuovo legame". Come scrive il cardinale
Kasper: "Là dove è presente una fede che diventa operosa nell'amore e si
fa sentire nella penitenza per la colpa che c'è stata nella rottura del primo
matrimonio, un secondo matrimonio entra a far parte anche della dimensione spirituale
della vita ecclesiale".
Certo,
a ottobre l'ultima parola sarà del Sinodo e quindi del Papa. Ma intanto, dentro
le mura vaticane, nuove soluzioni esistono e sono messe nero su bianco, in scia
a una Chiesa che sia dell'accoglienza e della misericordia.
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