sabato 8 agosto 2015

VANGELO DI DOMENICA 9 AGOSTO

+ Giovanni 6,41-51


In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Oggi permettetemi di no cercare di commentare il vangelo per intero ma focalizzarmi su un’unica frase del contesto esplicativa della figura di Dio detta dall’uomo di Nazareth.
La frase “nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre….” mi turba un poco e vorrei pensarci un po’ sopra.
Sicuramente significa che chiunque è incamminato sul sentiero mostrato da Gesù, lo è perché ha sentito dentro di se questa enorme calamita che attira.
Magari inconsciamente, senza rifletterci sopra e senza folgorazioni sulla via di Damasco, ma molto semplicemente per quello che ognuno di noi sente dentro di se, magari chiamandola coscienza personale, senso di giustizia, consapevolezza al bene.
Probabilmente vivendo giornalmente in quest’ottica (magari anche con alti e bassi, ripensamenti, azioni egoistiche) a fianco di tutti/e quelli che si incontrano sul proprio cammino operando scelte di condivisione ma anche di rifiuto, scelte che fanno venire “le formiche nella pancia”.
Poi ci si guarda indietro e ci si pone la domanda “ma perché l’ho fatto, chi me l’ha fatto fare?”, solo allora penso che si possano mettere a posto i tassellini di un puzzle in cui si riconosce o almeno si intuisce l’immagine del Padre e si prosegue.
Così nella straordinaria semplicità del quotidiano penso si possa sentire l’attrazione magnetica che è per tutti/e in quanto siamo tutti/e della stessa polarità attratta dalla polarità opposta della massa Padre.
Ma quindi se ognuno di noi riceve la stessa possibilità di attrazione perché e come mai alcuni viaggiano in direzione opposta all’attrazione stessa o sono fermi ai blocchi?
Se avessi questa risposta sarei il Padre e non lo sono.

sergio.

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