«Caro Amico, ho letto il tuo libro su “Cristianesimo e Modernità”. Per te, la causa dei mali attuali della società è la modernità, che è anche nemica mortale del cristianesimo. Basterebbe tornare al cristianesimo e i mali finirebbero». Nel libro sostengo il contrario. Il cristianesimo è stato una delle cause principali dei mali attuali. Ha abbandonato il messaggio e la pratica di vita radicale di Gesù e si è servito della politica per imporre il sistema ecclesiastico, non solo in Italia e in Europa, ma – tramite il colonialismo che ha ampiamente appoggiato – anche nelle Americhe, Africa, Asia e Oceania. Caro Amico, la tua analisi è sbagliata. Ripete le argomentazioni del cristianesimo conservatore dal tempo della Restaurazione del primo Ottocento. Siete fermi lì, nonostante le metamorfosi delle vostre idee. Bisogna cambiare completamente l‟analisi. Da cinquant‟anni circa c‟è una irreversibile inversione di tendenza. Il dominio e la colonizzazione degli europei e dei Nord- Americani è finita in certe parti (Cina, India) e ha subito un arresto importante nel Mondo arabo e in Africa. E aspettiamo che il Sud America si ribelli per sempre al dominio nord- americano. Intere popolazioni trattano oggi l‟Europa “cristiana” dall‟alto in basso o da pari a pari. E milioni di africani, mediorientali, turchi, arabi si riversano in Europa pretendendo parità di diritti. Il dominio delle civiltà cristiane è al tramonto. Ma questo tramonto non avverrà a causa dei “nemici del bene”, dell‟illuminismo o della società moderna, ma a causa dei nemici del dominio europeo e nord-americano. La società moderna non è affatto contraria alla religione, se questa religione fosse finalmente la religione di Gesù e non la religione cristiana. Bisogna allora criticare a fondo il cristianesimo attuale e ritornare a Gesù. Secondo le argomentazioni conservatrici Gesù sarebbe rivoluzionario perché contrario al “pensiero unico” e all‟Illuminismo. Per essere fedeli a Gesù bisognerebbe tornare alla Verità, contro il relativismo e contro il principio di tolleranza. Ma ciò è un totale fraintendimento del messaggio di Gesù. Quando Gesù dice: «Non sono venuto a portare pace, ma una spada», non parla affatto di una lotta contro la società che sta contro Dio (come vorrebbero i cristiani reazionari). Quando Gesù dice: «D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12,51-53) non sta invitando a condannare un sistema politico, un sistema filosofico, una cultura. Gesù in questo brano (come ci insegna l‟esegesi) chiede di abbandonare la casa, il lavoro, la famiglia, tutti i beni posseduti e vivere come egli stesso vive: senza casa, senza famiglia, senza lavoro. Per questo si crea contrasto nella famiglia. Il padre non capisce perché i suoi figli seguano Gesù abbandonando la casa e il lavoro che egli ha costruito. Non capisce perché a volte la moglie stessa se ne vada da casa per vivere così. I conflitti interni alla famiglia non avvengono perché una parte della famiglia difende il sistema teologico politico, le cosiddette verità del cristianesimo reazionario, ma perché la pratica di vita radicale di Gesù distrugge quel sistema familiare basato sull'interesse di gruppo. Gesù ha creato, sì, una rivoluzione, ma una rivoluzione personale, con cui si esce da questa società vivendo in modo alternativo. Non basta credere nella verità di Dio. Per Gesù bisogna abbandonare tutto, vendere i propri beni, in alcuni casi almeno la metà di essi. Il cristianesimo reazionario non lo chiede e non lo fa. Abbiamo bisogno di gesuanesimo, non di cristianesimo. Oggi il cristiano dà l‟elemosina all‟africano. Domani saranno i gesuani poveri a chiedere l‟elemosina, ma non per costrizione, bensì per scelta. Tu e io, caro amico, non vogliamo finire così? Certo! Non siamo gesuani. Siamo cristiani.
(tratto da Mauro Pesce, “Adista” n.2 del 18/01/20)
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