Servizio Sanitario Nazionale oggi: la storia di Tina Anselmi.
In questi giorni che la questione "sanità" è tornata drammaticamente all'ordine del giorno e ne parliamo senza sosta pensando al lavoro svolto quotidianamente da medici e infermieri (che non si finisce mai di ringraziare), spesso ci troviamo a riflettere sul nostro Servizio Sanitario Nazionale. Dato che l'emergenza coronavirus ha ormai preso i tratti di una pandemia mondiale, infatti, è facile rendersi conto che avere una sanità pubblica - senza doversi preoccupare di una assicurazione medica come accade negli Stati Uniti - è, diciamolo, un enorme privilegio. Proprio quel SSN Italiano che tendiamo a dare per scontato e a volte anche a criticare, ora appare inevitabilmente sotto una nuova luce e forse ci viene anche voglia di saperne di più. Come è nato? Quando è nato? Chi ha lottato perchè le cure mediche fossero gratuite? Questa storia, a sorpresa, è una storia al femminile.
Il Servizio Sanitario Nazionale nasce infatti nel 1978 e, attenzione, ha una madre fondatrice: Tina Anselmi. Proprio così, la storia della sanità pubblica italiana si intreccia infatti con quella della prima donna a ricoprire la carica di ministra, del Lavoro prima e poi della Sanità. Tina Anselmi è una di quelle donne da conoscere, da mettere nei libri di scuola perché sia d'ispirazione: controcorrente e combattente. Durante la guerra fa la staffetta partigiana e ha anche un nome di copertura: Gabriella. Quando entra in politica, invece, la chiamano "Tina vagante" per sottolineare il suo fare indipendente e a tratti piuttosto imprevedibile, anche se saprà distinguersi soprattutto per la sua umanità e il coraggio di prendere decisioni scomode per il bene di tutti.
Quando Tina Anselmi diventa ministra nel 1976 è un momento di grande cambiamento per l'Italia: si pongono letteralmente le basi dello stato civile che segneranno la nostra storia. C’è un clima politico favorevole e, durante i suoi mandati, vengono siglate leggi importantissime che cambiano per sempre il futuro del nostro Paese. Una di queste è la legge 833 del 1978, quella che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale. La norma porta la firma di Anselmi e segna il passaggio dal sistema delle mutue a quello pubblico che tutti conosciamo, basato su principi di universalità, uguaglianza e equità tra i cittadini: un cambiamento epocale di cui beneficiamo tuttora! Sempre negli stessi anni, Tina firma anche la cosiddetta Legge Basaglia che, nel 1978 pone fine al dramma dei manicomi, e la dibattuta e sofferta legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, pilastro delle conquiste femminili e femministe di quegli anni. Nel firmare Tina Anselmi dà un incredibile esempio. Lei è fortemente cattolica e in Parlamento non ha votato a favore della norma, eppure riconosce l'importanza di andare oltre il proprio vissuto, ha fiducia nelle istituzioni e crede fermamente nella laicità dello stato. Beh, wow!
Democristiana e con un passato di attività sindacale, i diritti delle donne sono uno dei pensieri principali della ministra, che per tutta la vita si batte per libertà e uguaglianza. Nel 1977 Anselmi propone una legge per la parità nel lavoro con la quale inizia quel processo di eliminazione dei dettami sessisti all'interno del sistema normativo (che ahimè, tuttora continua): risolve il problema del costo maggiore del lavoro femminile per i datori di lavoro e inizia a spingere per una divisione più equilibrata del lavoro domestico.
Tina Anselmi è una donna di cui non dobbiamo dimenticarci e l'importanza, oggi più che mai, del Sistema Sanitario Nazionale ce lo dimostra. Ricordiamoci di chi ha lottato per quello che fino a ieri davamo per scontato. Ricordiamoci di prendere a ispirazioni i grandi esempi del passato (e trarne speranza, ne abbiamo bisogno!). E ricordiamoci che se oggi siamo più forti è anche grazie alle grandi donne.
di Elisabetta Moro
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