sabato 9 gennaio 2021

Commento al vangelo domenica 10 gennaio

Marco 1, 7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Ascoltare o leggere questo brano richiede molta attenzione perchè, storicamente, si sono fatto diventare elemento base per l'appartenenza alla comunità cristiana, invece la prassi battesimale deve essere l'esito di un cammino, di un percorso al fine che possa dare esito.
Quindi, ritengo, possa essere utile considerare con attenzione la figura di Giovanni, il battezzatore, che costituisce un forte retroterra per l'inizio della predicazione di Gesù.
Così nuovamente si motiva il collegamento fra quella che sarà la predicazione gesuana e la ricerca di un rinnovamento cristiano.
Muovendo, quindi, dall'importanza riconosciuta a questo episodio evangelico, si è successivamente cercato di dare legittimità a prassi battesimali all'interno delle varie Chiese, che sono però diventate fonte di confusione con riti di appartenenza.
Il battesimo qui descritto coincide con l'entrata nella figura di predicatore da parte di Gesù, e sarà un momento iniziale di quella che diventerà la missione del predicatore nazareno.
Invece, l'attuale prassi cattolica fa quasi sempre coincidere il momento battesimale con l'età infantile: il che impedisce una presa di coscienza di cosa significa diventare cristiani e discepoli di Gesù di Nazareth.
In questo momento si fossilizza l'appartenenza a una fede, si impedisce, o rende più difficile l'adesione a una fede autonoma e responsabile.
Il racconto evangelico dal quale muove questa riflessione fa entrare in scena una voce, che dall'alto esprime un compiacimento verso Gesù, ma diventa necessario intendere correttamente questo concetto. L'evangelista racconta, che anni dopo il passaggio di Gesù di Nazareth nella sua terra si sentii il bisogno di tramandare traccia degli eventi verificatisi affidandoli a una testimonianza nota con il nome di vangelo, ciò perchè proprio dagli eventi narrati ebbe inizio una prassi di vita e una speranza di liberazione.
Di ritrovo di maggior senso nella prassi religiosa del tempo.
Ciò deve diventare stimolo anche per chi oggi fa ancora riferimento al cristianesimo: questa fede non dovrebbe diventare un’enumerazione di riti, di sacramenti che si vorrebbero ricondurre a questo racconto, meglio sarebbe ricercare il significato di cosa è l'essere discepoli di Cristo.
Sapersi non fermare a momenti sedicenti sacramentali ma saper ricercare cosa richiede una fede matura in Dio mediante la testimonianza e la prassi di vita del nazareno.
Da ciò risulta evidente come diventano superflui, se non addirittura fuorvianti, i modi con cui si è organizzata la trasmissione della fede cristiana. 

Valter Primo

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