Un abbaglio storico e teologico: Origene e la divinità di Gesù
Il grande teologo e biblista (Alessandria 185 e Tiro 283) viene qualche volta presentato, come sul Corriere della sera del 15 febbraio, come il paladino dell’ortodossia.
Nulla di più errato. Egli, che fu il principale teologo cristiano prima di Agostino d’Ippona, è in realtà un eretico che fu costretto a fuggire da un luogo all’altro, ora accolto ora defenestrato e perseguitato. Così fino alla morte. Ma allora, per fortuna, non era ancora arrivato il Concilio di Nicea e si esprimevano “ molti” cristianesimi. Origene pensava che Gesù non fosse il Dio originante e propugnò il subordinazionismo e lo Spirito era inferiore al Figlio.
Questa dottrina trinitaria che Nicea nel 325 dichiarò eretica, ai tempi di Origene era diffusissima. Non solo: Origene con la sua dottrina dell’apocatastasi proclamava che il Dio biblico non poteva condannare ad un inferno eterno e che alla fine tutto il creato era accolto dall’amore perdonante di Dio. Con il tempo anche gli eretici vengono collocati sul trono come “padri della chiesa”, come predicatori dell’ortodossia.
Si dimentica la storia e così si tradisce la ricchezza di un prolifico biblista e teologo straordinario che viene ricondotto e citato come cantore della divinità di Gesù dimenticando la sua elaborazione “subordinazionista” della figura di Gesù.
Così vanno le cose quando tutto viene riportato dentro l’ortodossia.
Franco Barbero
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