Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prendeva da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Eccoci di fronte a un brano tratto dal vangelo di Giovanni molto interessante giacchè in esso si cerca di rendere ragione di ciò che è seguito alla morte del Cristo Gesù.
Ovvero, questo predicatore e animatore ebraico ha subito una sorte ignominiosa la morte in croce.
A questa disfatta, la fede ci fa capire che sia seguita la risurrezione, ma questa non ha dato vita a una prosecuzione dell'esperienza del nazareno sulla stessa linea di quella che era stata la sua esperienza di vita.
In questo brano l'evangelista fa riferimento allo spirito paraclito, una realtà immanente ma allo stesso tempo differente da ciò che la storia evangelica ci tramanda quale nesso centrale della vita di Gesù.
Sicuramente, per i seguaci del nazareno, la memoria dei segni e dell'autorevolezza nei comportamento del maestro ha potuto tramandarsi anche dopo la more, rinforzando così la fede nello spirito che prosegue e dà compiutezza a quanto predicato e testimoniato da Gesù.
Per chi voglia invece mantenersi oggi, come ieri, quale discepolo attivo e attento ai segni del tempo, credo occorra indagare su quale sia, o possa essere il ruolo dello spirito santo, del paraclito per mantenere la fefinizione.
Può essere utile pensare che lo stesso testo evangelico afferma che molte cose Gesù avrebbe ancora avuto da dire ma che le stesse non sarebbero state intese dai discepoli.
Pertanto, si rende necessario l'intervento di una forza ulteriore, successiva. ciò che viene detto appunto paraclito.
Una traduzione di questo termine, inconsueto per la nostra lingua, può essere quella di consolatore, il che ci offre già di per sè alcuni spazi di riflessione.
Anche noi, oggi, pur a oltre 2000 anni di distanza dagli eventi narrati dai vangeli, dobbiamo riconoscere che questi sono portatori di messaggi e stimoli non sempre facili da intendere e mettere in pratica.
Perciò, può essere utile pensare a una realtà immanente che stimola, dirige le nostre fragilità.
Tornando un attimo indietro, ovvero a considerare questo dato spirituale, mi pare che sia quasi una conseguenza dell'intensità con la quale si è realizzata l'esperienza terrena del nazareno.
Tutta la vita di questo profeta è stata talmente intensa, determinata che anche a voler fare a meno di pensare a investiture divine non sarebbe possibile non fare i conti con una vita veramente eccezionale.
Pertanto, mi permetto di dire che questa parte del vangelo di Giovanni è come se tirasse le somme di quanto di è detto e testimoniato nei confronti di Gesù di Nazareth.
Resta chiaro che il testo in questione di muove in un orizzonte esclusivo di fede, ovvero fa riferimento a un valore aggiuntivo rispetto a quello esclusivo del fare memoria; rinvia invece a una memora che si attualizza nell'attività dei cosiddetti fedeli in Cristo.
Questo è il dato impegnativo di cui siamo portatori: ovvero, se vogliamo veramente essere tali dobbiamo interpretare, studiare i testi evangelici.
Pertanto, senza volere essere provocatore, mi permetto di proporre che ciò che viene indicato come spirito ha bisogno della scoperta attiva da parte di ognuno di noi.
E viviamo in un contesto epocale nel quale davvero non possiamo richiamare l'attività di realtà spirituali, dobbiamo, invece nel nostro quotidiano, nel nostro orizzonte sforzarci di comprendere come ognuno possa essere partecipe di un orizzonte di resurrezione quotidiano, di prosecuzione e ripresa dei tanti orizzonti critici presenti nella nostra vita.
Valter Primo
Nessun commento:
Posta un commento