sabato 16 ottobre 2021

Commento vangelo domenica 17 ottobre

Marco 10, 35-45

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

 

Questo brano evangelico merita una particolare attenzione perché, a parer mio, rinvia a una situazione, un sentimento facilmente ritrovabile nella natura umana, o meglio nei pensieri che accompagnano la vita di ognuno.

Ponendosi di fronte a queste pagine, ritengo non si debba fare riferimento alla lettera della situazione descritta, piuttosto è utile misurarci con uno stile generale di pensiero che, come era presente al tempo dell’evangelista, analogamente può esserlo ancora oggi.

Se noi immaginiamo di essere chiamati a rendere conto del nostro percorso di fede, facilmente ci potrà accadere di ritenere che ognuno di noi un certo percorso di iniziazione e ricerca di fede, lo abbiamo compiuto, per questo potremmo essere indotti a ritenere che siamo in un certo senso garantiti, vista la nostra iniziale ricerca, per questo confidando nella misericordia divina, potremmo ritenerci sulla buona via.

Invece, questa pagina ci deve far pensare che nessun titolo ci può mettere al riparo dal proseguire quella che indichiamo come ricerca di fede.

Inoltre, non è secondario il riferimento espresso dall’evangelista a una sorta di larvata competizione presente fra i discepoli per stabilire chi sia, o chi sia stato, il maggiore fra i seguaci del nazareno.

Questo viene espresso chiaramente, è un interrogativo senza ragione di essere, del tutto fuori luogo fra i discepoli, giacchè questi hanno il compito precipuo di ricercare la volontà divina proseguendo il percorso e gli esempi del nazareno.

Il riferimento al ”calice” al quale è, o non è, possibile accedere, è semanticamente di difficile interpretazione, scivoloso, giacchè rinvia a una simbologia “eucaristica” che, nella nostra società permeata di simboli cattolici, può indurre in errori o fraintendimenti.

Invece, con questo termine credo si debba fare riferimento all’insieme di esperienze che si accompagnano alla vita, che di per sé è una realtà complessa.

Forse, addirittura il termine calice, va sfrondato da un’allegoria che vi si accompagna per rinviare al senso di contenitore degli eventi che costellano la vita.

E sono proprio questi eventi, che per ognuno, vanno vissuti fino in fondo, cercando di essere interpretati e compresi, avendo fede che questi stessi sono esposti alla evoluzione del vivere che risente dell’indirizzo divino…

Se diciamo di avere fede in un Dio che accompagna misteriosamente lungo le strade della vita quotidiana.  

Valter Primo

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