sabato 19 febbraio 2022

Commento vangelo domenica 20 febbraio

Luca 6, 27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

Questo è certamente un testo che risultò eversivo nei confronti delle prassi e nelle mentalità delle persone inserite nell’epoca in cui fu prodotto.

Certamente queste indicazioni comportamentali date dal maestro nazareno ai suoi discepoli non sono state facili da assorbire e da realizzare. Dobbiamo ragionevolmente ammetterlo per sapere contestualizzare storicamente e ambientalmente queste pagine.

Se, analogamente, usciamo dal contesto storico nelle quali queste indicazioni furono collocate vediamo che esse conservano intatto il loro carattere rivoluzionario, onestamente stravolgente per la prassi relazionale umana.

La reazione al confronto con queste indicazioni, può essere o di confinamento dell’auspicio al regno di utopia oppure di un’interrogazione profonda rivolta all’animo umano.

La profondità alla quale mi riferisco consiste nel fatto che è evidente la difficoltà a dare storicità a questo invito, non perché esista difficoltà, però significa che non vi possa essere ricerca in tal senso.

Il vangelo, non soltanto questo passo, può essere considerato una somma di inviti a uscire dalle consuetudini, dalle abitudini dalle dimensioni che mantengono significato esclusivamente in ragione di un pronunciamento precedente.

Occorre, invece, sapere interpretare gli inviti forniti in una direzione ulteriore rispetto alle consuetudini, ai dati apparentemente necessari.

Infatti, se non si esce dalla necessità, presunta, scontata, non sarà possibile iniziare un percorso di apprendimento di nuove parole di vita.

La logica che deve essere superata, come conseguenza del pensiero evangelico, è la logica della deterrenza: quell’atteggiamento che fa derivare uno stato di equilibrio dalla constatazione ineludibile, che potrebbe scatenarsi una reazione aggressiva.

Pensiamo a quanto, su scala internazionale, oggi si sta verificando in tema di equilibri strategici.

Se non si riesce a spezzare l’antico adagio ”si vis pacem…para bellum” il mondo sarà costretto a sprecare risorse per mantenere equilibri del terrore, apparentemente può parere una forzatura questo paragone invece rinvia a una dimensione presente tanto nelle dimensioni internazionali quanto in quello delle relazioni personali.

Pertanto, pur nella consapevolezza di un cammino ancora tutto da inventare, da costruire, da percorrere insieme, credo che la prospettiva indicata da questo brano sia tanto presente quanto necessaria direi addirittura inderogabile, perlomeno nella comprensione della sua necessità.   

Valter Primo

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