mercoledì 30 marzo 2022

Senza Dio Gesù non è sé stesso

Il primo punto di vista di cui va fatta menzione appare banale ma, se è compreso rettamente, implica tutto quello che può restare da dire sull'auto comprensione di Gesù. Da tutte le espressioni di Gesù-compreso il suo comportamento-possiamo dedurre il fatto molto semplice che Gesù comprendeva se stesso interamente a partire dal Regno di Dio o, più brevemente, a partire da Dio stesso.

Infatti, in una visione apocalittica il regno di Dio è espressione che vale per "Dio stesso che regna" per "Dio stesso nell'evento del suo regnare". Gesù parlava di Dio in modo tale che è assolutamente impossibile pensare a Gesù senza Dio. 

Significativamente questa fattispecie acquista particolare risalto nelle parabole di Gesù che, di regola, verbotenus non parlano affatto di Dio, ma esprimono appunto la vita com'è per rendere intuitiva proprio in lei la prossimità di Dio.

Gesù annuncia Dio anche quando su di Lui tace. Analogo è il suo comportamento. Come mostrano i diversi tipi di persone con cui si sedeva a tavola, persino il suo mangiare e bere erano inseparabili dal suo rapporto con il Regno di Dio non soltanto per coloro che se ne scandalizzavano (e che si erano scandalizzati anche dell'estremo rigore dei digiuni del battista Mt. 11,18) ma anche per Gesù stesso. Anche per questo aspetto Gesù non era persona privata ma persona pubblica. Ed era persona pubblica proprio perché nella sua esistenza intera era in causa Dio stesso. Per dirlo proprio con una parabola di Gesù forse molto utile per caratterizzare la sua comprensione della propria esistenza in rapporto al regno di Dio: "il regno di Dio si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure (Lutero: un quarto di quintale) di farina perché tutta si fermenti" (Mt. 13,33). Come un po' di lievito trasforma tutta la pasta in una massa fermentata, e dunque la determina tutta intera e senza residui, così il Regno di Dio, così Dio stesso nell'evento del suo regnare determina l'esserci di Gesù tutto intero e senza residui.

Diciamolo lapidariamente: senza Dio Gesù non è sé stesso.

Così ha compreso sé stesso. Così lo si deve comprendere se si vuole rendere giustizia a ciò che dell'autocomprensione di Gesù si può conoscere storicamente.

(da Eberhard Jungel, "Il Gesù storico", ed. Piemme, p.172)

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