sabato 14 maggio 2022

Commento vangelo domenica 15 maggio

Giovanni 13, 31-35

Quando Gesù fu uscito (dal cenacolo), Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

 

Questo brano, che forse talvolta si è ricondotto a ”comandamento dell’amore universale”, troppo facilmente si presta ad ammirazione, a senso di irraggiungibilità o a enunciato quasi “accademico”, In realtà necessita di essere riscoperto e attualizzato ogni volta che ci si accosta, giacchè proprio per la qualità dell’azione richiesta occorre che questa sia ben radicata in un contesto storico e in analogo contesto relazionale.

Sicuramente al tempo della sua prima redazione il comandamento dell’amore universale sarà apparso come irrealizzabile e astorico, giacchè sappiamo bene come sia stato lento e difficile distaccarsi o perfezionare la cosiddetta legge del taglione.

Tuttavia, al di là di queste considerazioni storico antropologiche, è necessario notare che questa categoria resta sempre da interpretare e storicizzare, sia come epoca sia come luogo di attuazione.

Nel nostro contesto di cultura occidentale vediamo come sia difficile giungere anche solo al rispetto.

Pertanto, cogliamo questa necessità di interpretazione alla luce dei cosiddetti ”segni del tempo”.

Il nostro contesto epocale richiede una sempre nuova contestualizzazione del “comandamento nuovo” e ciò implica una sua declinazione.

Il cosiddetto ”comandamento nuovo” resta davvero tale in ogni epoca della vita di ognuno, direi che per sapervisi accostare è necessario mettere in atto uno specifico percorso di ricerca, differente a seconda della storia e dell’inserimento sociale di ognuno.

Diventa quindi importante che ognuno sappia cosa significa questo comandamento, cosa richiede nel contesto storico dato alla nostra vita.

Questa interpretazione è solo apparentemente fuorviante, giacchè se non si dà concretezza a questa esortazione rimarrà enunciato vuoto.

Soprattutto in un’epoca contraddittoria e complicata diventa necessario declinare correttamente il comandamento dell’amore.

Questo dovrebbe essere il carattere distintivo dei cristiani ma sappiamo come diventa labile questo elemento.

Questo carattere, non era facile da maneggiare nemmeno al tempo dell’evangelista che si lancia in un’enunciazione stretta tra filosofia e esortazione religiosa, che credo sin dall’inizio costituisse elemento di ardua interpretazione.

Eppure siamo di fronte a uno dei cardini sia dell’umanesimo sia del cristianesimo, ciò tuttavia non è riuscito a far sì che nella storia si sia riusciti a dare attuazione a questo invito.

Importante resta, comunque e principalmente, cercare di comprendere quali siano le possibilità di realizzazione del cosiddetto amore universale, categoria certamente ampia ma altrettanto certamente lontana da una sorta di raccolta di intenti.

Ogni epoca, potremmo dire, ha la sua richiesta specifica di attuazione per questo invito, pensiamo a quanto sta succedendo oggi nel nostro contesto e in altri ambiti. Certamente non sarà difficile cogliere la grande necessità di uno strumento che cerchi di comporre guerre e distanze.

Valter Primo

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