giovedì 28 agosto 2014

Il viaggio di nozze di Federica e Veronica benedetto dalla Coop


BOLOGNA - Il matrimonio gay benedetto dalla Coop. Poche settimane fa Federica Caraffini, 45 anni, dipendente di un piccolo supermercato in provincia di Bologna, ha sposato a New York la donna che ama da una vita, Veronica Neri, quattro anni più giovane. Ha potuto farlo anche grazie al permesso retribuito di quindici giorni che il colosso dell’alimentazione Coop Adriatica le ha concesso per le nozze, visto che le nuove politiche del gruppo non fanno più distinzione tra coppie etero e omosessuali. "Sono felicissima, non ci credo ancora - racconta oggi Federica -. Ma che rabbia dover andare all’estero per sposarsi, spero che le cose cambino anche in Italia".

Un welfare per tutti. Si tratta della prima dipendente di Coop Adriatica (una rete di 196 supermercati e ipermercati sparsi tra Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo e un fatturato di oltre 2 miliardi di euro) che può beneficiare del pacchetto welfare creato l’anno scorso dall’azienda e rivolto anche alle famiglie omosessuali. Non solo il congedo matrimoniale, ma anche la possibilità di avere dei giorni liberi per stare accanto al partner che sta male, ad esempio.

"Ci siamo conosciute 12 anni fa". "È stato tutto molto facile, non me l’aspettavo. Appena ho saputo le novità, ho contattato la responsabile aziendale per chiederle delle informazioni. Lei è stata disponibile e abbiamo organizzato tutto" racconta Federica. Ha conosciuto sua moglie dodici anni fa, quando faceva la barista: "La vidi entrare per fare colazione, poi abbiamo scambiato due chiacchiere. E così è nata la nostra storia. Abbiamo capito subito che stava succedendo qualcosa di grande". Oggi vivono entrambe in un paese della collina bolognese, Valsamoggia, dove quattro anni fa hanno comprato casa. Lavorano a Crespellano: una è l’addetta alla gastronomia del supermercato, l’altra opera in uno studio odontoiatrico.

"Scandalizzata dall'Italia". Il 24 giugno, al City Clerk di Manhattan, hanno detto sì davanti a un’amica che vive negli States e che ha fatto da testimone: "Siamo partite da sole. Ma poi al ritorno a Bologna i nostri amici hanno organizzato una grande festa sui colli. Ogni giorno che passa è sempre più bello". Come tutte le coppie costrette a fare migliaia di chilometri per ottenere un diritto, anche loro hanno un po’ di amaro in bocca: "Mi chiedo perché in Italia tutto questo non sia ancora possibile, perché bisogna obbligare dei cittadini onesti a fare centinaia di chilometri - scuote la testa Federica -. Sono scandalizzata, schifata. Io non voglio essere trattata da persona “normale”. Odio questo termine. Normale rispetto a chi? Voglio essere trattata da persona e basta. I gay e le lesbiche sono individui come tutti gli altri".

"Abbiate coraggio, non nascondetevi". Mentre si godono gli ultimi giorni di vacanza in Maremma, Veronica e Federica scandiscono: "Siamo contente di raccontare questa storia perché pensiamo ai ragazzi e alle ragazze, ai gay e alle lesbiche che la leggeranno. E che magari ancora oggi hanno paura dei giudizi negativi delle famiglie o degli amici. E si nascondono. Non siamo iscritte ad associazioni come Arcigay, ma partecipiamo a molti eventi e iniziative perché è giusto far sapere che ci siamo. Noi il Pride lo facciamo tutti i giorni, anche nel nostro piccolo paese, dove siamo state accettate senza problemi. Certo, siamo state anche fortunate: a parte qualche battuta infelice, non ci siamo mai sentite discriminate a lavoro".

I precedenti. In questi anni sono diverse le aziende private che hanno fatto una scelta simile a quella di Coop Adriatica: l’ultimo esempio è quello del gruppo Intesa Sanpaolo, che riconoscerà ai suoi dipendenti lo stesso permesso matrimoniale, ma ci sono anche Ikea e Telecom. Da questo punto di vista, il pubblico latita un po’. Il senatore Pd Sergio Lo Giudice, quando sposò il compagno a Oslo,

era un insegnante e chiese il congedo al ministero dell’Istruzione: richiesta negata. Ma ci sono anche casi virtuosi, come quello dell’Università di Bologna, che quel permesso lo concede da tempo. L’ultimo caso a dicembre del 2013, a favore di un tecnico dell’Ateneo.

Repubblica.it – 28 agosto 2014 

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